L’essere umano ha un’innata tendenza per la curiosità. Ed è per questa innata tendenza che abbiamo inventato la ruota, “scoperto” il fuoco, lavorato i metalli, costruito il cannocchiale, mappato il Dna. Assieme alla curiosità, c’è sempre stata anche la necessità di trovare delle spiegazioni plausibili per ciò che ci circonda. Spiegazioni che, nel corso dei secoli, sono cambiate grazie alla nostra evoluzione culturale e ai progressi dei vari “saperi”.
Ci sono, però, alcune cose che non sappiamo spiegare e, per la nostra innata esigenza di dare ordine al mondo che ci circonda, abbiamo trovato nella religione la fonte ultima per la risoluzione di ciò che è inesplicabile. È stato così per millenni. Ed è ancora così? Se è vero come sostiene Nietzsche che Dio è morto, in che cosa ha fede oggi l’uomo? Forse nella scienza.
Atteniamoci alla definizione in senso stretto del termine “religione”, slegato da qualsivoglia elemento trascendentale e mistico: “complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro”, ma anche, in senso figurato, letterario o elevato “venerazione, profondo rispetto, devota osservanza; quindi, la santità e maestà della cosa stessa venerata” (enciclopedia Treccani). Sulla base di ciò, si potrebbe oggi dire che stiamo assistendo alla nascita di una nuova religione: la religione della scienza. Mi piacerebbe utilizzare il termine “scientology”, ma se lo sono già accaparrato.
Da quando il Covid19 ha stravolto la società e la vita di miliardi di persone nel mondo, la scienza è prepotentemente balzata in vetta al “complesso di credenze, sentimenti, riti che legano […] un gruppo umano”, diventando rapidamente oggetto di “venerazione, profondo rispetto, devota osservanza”. Come ogni religione, anche la religione della scienza non può prescindere dall’avere un capo e una sua struttura. Facendo il paragone con la religione cristiana: i preti sono oggi i dottori, il Papa, il guru è, per sua stessa autoproclamazione, Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases degli Stati Uniti e Chief Medical Advisor del presidente. Ruoli che ricopre da decadi, essendo a capo del NIAID dal 1984 e a supporto di ben 6 diversi presidenti Usa (il primo fu Ronald Reagan). Un uomo prima nell’ombra, ora sotto i riflettori.
Non sorprenda che ci si possa autoproclamare. Nel 1804 Napoleone Bonaparte si auto proclamò imperatore dei francesi, evento che rappresenta “l’inizio del primo impero moderno” nonché il primo atto di “propaganda trasparente condotta in chiave moderna”. Ma mi piace anche pensare a tutti quei giovani che oggi si autoproclamano “influencer”. Per non parlare degli “entrepreneur”…
Ad ogni modo, l’autoproclamazione di Anthony Fauci a “Papa della religione della scienza” risale a novembre 2021, quando in un’intervista dichiarò: “io rappresento la scienza”. Un’autoproclamazione a mezzo video, dai toni semplici ma perentori. Niente a che vedere con l’incoronazione di Napoleone nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi in presenza del Papa ma ugualmente efficace.
Osannato dai propri discepoli disseminati per il mondo – tanto da ricevere nel 2021 l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana quale “riconoscimento della sua straordinaria carriera e dell’eccezionale contributo all’azione di contrasto al Covid-19” –, Fauci è la guida spirituale della religione scientifica che promette la salvezza (su questa Terra, mica nell’aldilà), che consiglia e rassicura i credenti, che profetizza gli eventi futuri.
Non ci sarebbe una religione, però, se non ci fossero dei credenti che, appunto, in quanto tali credono, hanno fede e, soprattutto, hanno l’esigenza di diffondere il verbo e convertire coloro i quali ancora si ostinano a non credere, professando “la verità” che suggerisce loro la religione. Non credenti che un tempo venivano convertiti con la forza (si pensi alle Crociate) e che oggi si spingono alla conversione con l’inganno e i ricatti nascosti dietro un lasciapassare verde.
Se dunque è vero come scrisse Marx che la religione è l’oppio dei popoli, oggi potremmo dire che la scienza è l’oppio dei popoli.
Dalle mie parti in Sicilia si dice “cònzala comu voi, sempre cucuzza è”, vale a dire condiscila come ti pare, resta sempre una zucchina, ovvero, la sostanza non cambia: l’uomo contemporaneo è sempre meno spirituale e sempre più terreno. Se non è la scienza la religione a cui affidarsi, può essere la fede nel totalitarismo ad aver preso il posto della religione tradizionale? Vi suggerisco la visione di questo video. È in inglese e si possono attivare i sottotitoli per meglio comprendere, ma ne faccio una sintesi con qualche aggiunta personale.
Il punto di partenza è semplice. Come scrive Hannah Arendt in “The Origin of Totalitarianism”, “il [totalitarismo] non è un governo in alcun senso tradizionale, ma un movimento”. Un tempo fu l’idea della pura razza, o l’utopia comunista di efficienza, uguaglianza e prosperità per tutti, oggi questa totalitaria “età dell’oro” sembra basarsi sull’idea di vivere secondo la scienza. Sempre con una stretta obbedienza alle regole imposte.
Inevitabile il confronto con la dittatura di Mussolini, sulla quale Giovanni Amendola scrisse: “il fascismo non mirava tanto a governare l’Italia, quanto a monopolizzare il controllo delle coscienze degli italiani. Il controllo del potere non è abbastanza per il fascismo: ha bisogno di possedere il controllo della coscienza privata dei suoi cittadini, richiede la ‘conversione’ degli italiani. Il fascismo ha la stessa pretesa della religione: non promette felicità per coloro che non si convertono”.
Per il fascista, si leggeva ne la “Dottrina del fascismo” pubblicata nell’Enciclopedia italiana – firmata da Mussolini ma preparata nelle linee fondamentali dal filosofo Giovanni Gentile –, “tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. Il tal senso il fascismo è totalitario”. Esso, quindi, “riassume tutte le forme della vita morale e intellettuale dell’uomo […]. Il fascismo insomma non è soltanto datore di leggi e fondatore d’istituti, ma educatore e promotore di vita spirituale. Vuol rifare non le forme della vita umana, ma il contenuto, l’uomo, il carattere, la fede. E a questo fine vuole disciplina, e autorità che scenda addentro negli spiriti, e vi domini incontrastata”. Anche il “Manifesto degli intellettuali fascisti” (21 aprile 1925), sempre scritto da Giovanni Gentile e riveduto da Mussolini, aveva proclamato “il carattere religioso del Fascismo”.
La domanda da porsi è: come convertire una popolazione? Per ottenere una trasformazione è possibile usare svariati metodi, tra cui demagogia e pedagogia, ma il primo è certamente la diffusione dello stato di propaganda attraverso arte o letteratura, accompagnati dall’indottrinamento dei più giovani attraverso la scuola. La strategia di “terrore e amore” è un’altra delle tecniche per fare proselitismo tra le masse. Terrore per tenerle a bada e amore per dimostrare che il governo si prende cura di loro, sta lavorando sodo per tenerti al sicuro e lontano dai pericoli del mondo, per offrirti un futuro prospero e felice.
La promessa di essere al sicuro e salvati, porta i cittadini “credenti” a fare tutto ciò che il regime dice loro di fare, anche se ciò significa disconoscere la propria famiglia e gli amici, ritrovarsi in una situazione economica disagiata, financo andare in prigione. A tal proposito è interessante il caso di Nikolai Vilenchik, un uomo fedele al regimo sovietico costretto a trascorrere 17 anni ai lavori forzati in un gulag per un crimine che non commise, che quando venne rilasciato non condannò mica il regime stalinista anzi, lo elogiò: “Noi credevamo nel partito, e non ci sono stati errori!”.
Il totalitarismo, però, come la Storia ci insegna, è una religione che non ottiene mai ciò che promette, dove alcuni vengono sacrificati in nome del Dio-Stato ma nessuno arriva mai alla “terra promessa”, al nuovo mondo promesso. Perché più potere ha lo Stato, più corrotti diventano gli individui che operano nel sistema Stato e più il mondo si ritrova nel caos.
Il totalitarismo dovrebbe essere evitato ad ogni costo, ma sembra davvero che questa “religione” sia dura a morire. Non sembra oggi? Re-make, re-built, reset della società è l’obiettivo dei politici dei nostri giorni, con i cittadini forzati ad accogliere a braccia aperte il nuovo mondo e le nuove regole costruite attorno a loro. E se l’obbedienza non è spontanea, allora si usa la forza.
In tempi di tirannia, però, tutti abbiamo una scelta: accettare i falsi Dei dello Stato e permettere al totalitarismo di portarci verso ciò che Aleksandr Solzhenitsyn chiama la “terra delle opportunità soffocate” (land of smothered opportunities), oppure resistere.
Negli Anni 20 del secolo scorso, Carl Jung, una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico, psicoanalitico e filosofico del ‘900, vide l’espansione dei totalitarismi in Europa, e le sue parole devono essere lette oggi come una chiamata all’azione per chi vede i pericoli che stiamo fronteggiando: “dove sono le menti superiori, capaci di riflessione, oggi? Se esistono, nessuno li ascolta; c’è invece una generale corsa alla follia, una fatalità universale contro il cui potere irresistibile l’individuo è impotente a difendersi. E tuttavia questo fenomeno collettivo è anche colpa dell’individuo, poiché le nazioni sono fatte di individui. Quindi l’individuo deve considerare con quali mezzi può contrastare il male”.
Come combattere, dunque? In primis difendere i nostri figli dall’indottrinamento. Ostracizzare chi obbedisce ciecamente. Ridicolizzare politici e burocrati, sottolineare l’ipocrisia e l’assurdità della loro propaganda, svelare le bugie. Possiamo supportare arte, musica (consiglio di ascoltare Eric Clapton e la sua This has gotta stop), letteratura di “contro-tendenza” che diffondono messaggi di libertà. Possiamo anche creare una “contro-economia” (counter economy) che sfugga al controllo dello Stato. Ma anche, semplicemente, vivere liberamente per essere da esempio con il nostro comportamento “fuori dalle righe” che genera crepe nella società che lo Stato totalitario vorrebbe creare.
Obbedire perché si crede che “tanto questa volta è diverso”, questa volta non ci sono campi di concentramento (anche se, a guardare cosa fatto in Australia…), è quanto di più sbagliato ci sia. Obbedire sperando che così tutto finirà presto è il motivo per cui non finisce mai.

Un pensiero su “La religione della scienza. Oppure è il Governo il nuovo Dio?”