Il 22 gennaio, da Vancouver, è partita la protesta dei camionisti canadesi “Freedom Convoy 2022”. Una lunga marcia di oltre 4.000 km in direzione Ottawa, capitale e sede del parlamento canadese, dove la carovana è arrivata in massa per dire basta agli obblighi vaccinali e stop allo stato di tirannia che si è venuto a creare in seno alla pandemia di Covid19, predicando messaggi di libertà, uguaglianza e fraternità.

Un viaggio quasi epico, conclusosi il 29 gennaio con l’arrivo nella capitale in Ontario – attraversando in pratica un continente intero, sotto il sole e su autostrade innevate – che giorno dopo giorno ha raccolto sempre più supporto da parte dei canadesi nonostante le rigide temperature ben al di sotto dello zero e l’incredibile cifra di 7 milioni di dollari attraverso la raccolta fondi su GoFundMe (erano 7 mentre scrivevo, ora che pubblico sono diventati 8 milioni!). Non vaccinati, vaccinati con una dose, vaccinati con due dosi e vaccinati con tre dosi. Il sentimento del popolo è palpabile, il messaggio che sta lanciando è cristallino. I numeri che arrivano dai media mainstream sono edulcorati e, soprattutto, ormai non mi fido, ma posso dirvi che il profilo Instagram ufficiale ha raccolto in pochi giorni oltre 350.000 followers, mentre la pagina Facebook conta 190.000 mi piace e 277.000 followers.
La risposta del premier Justin Trudeau a questa enorme mobilitazione di massa è stata altrettanto cristallina quanto imbarazzante.
Con questo tweet del 27 gennaio, il premier canadese ha fatto sapere di essersi messo in auto isolamento dopo essere stato in contatto con una non meglio identificata persona positiva al Covid e nonostante il risultato negativo del suo test. Sorvolo sull’invito propagandistico a vaccinarsi con il quale chiude il tweet, ma è simpatico notare come Trudeau ci tenga a sottolineare che la scelta di autoisolarsi sia in linea con le linee guida sanitarie. Fa ridere, perché le linee guida NON prevedono di autoisolarsi in caso di tampone negativo. Lo capisce chiunque non si trovi in lockdown cognitivo: perché mai dovrei autoisolarmi se sono negativo, dunque sto bene? Eppure nei media mainstream quest’osservazione così banale non è stata nemmeno abbozzata. Loro stanno con Justin, come la stampa italiana sta con Mario.
Justin Trudeau è riuscito a fare anche di meglio, definendo i convogli in protesta diretti ad Ottawa “una piccola minoranza marginale” che sta esprimendo “opinioni inaccettabili”, irrobustendo ancor più la protesta, unendo ancor più le persone (e le etnie) e rivelandosi una volta di più un despota che pretende di impartire ai propri sudditi cosa possono o non possono dire, su cosa possono o non possono protestare. Il re è nudo. I canadesi lo hanno capito. E le immagini che dimostrano come non si tratti assolutamente di una piccola minoranza marginale parlano da sole: il potere è del popolo.
I manifestanti sono pronti ad attendere un confronto con il premier per settimane e settimane. Cosa succederà è difficile dirlo. Quel che è certo, è che Justin Trudeau nonostante l’autoisolamento ha preferito bene abbandonare il campo di battaglia (casa sua sta proprio ad Ottawa) facendosi trasferire con la famiglia in una località segreta.
Quando ti alzerai, anche tu, popolo italiano? La protesta dei portuali di Trieste era partita con gli stessi presupposti, dal basso, e mi lasciava ben sperare, ma la speranza venne meno quando vidi il daspo inflitto a Stefano Puzzer, reo di essersi seduto in piazza del Popolo a Roma, da solo, senza aver organizzato alcuna manifestazione ma raccogliendo comunque il supporto spontaneo della gente. Un evento accettato come normale dal popolo italiano. Non tutto, ahimè la maggioranza. Ma non è mai troppo tardi: ora che ho visto Trudeau darsi alla macchia nutro più speranze sul ritorno alla normalità in Canada in tempi brevi e sull’esempio che il Canada potrebbe dare al mondo occidentale. Sono un inguaribile ottimista.

Un pensiero su “Canada, la carovana della libertà: la scintilla che può infiammare il mondo”