“Benvenuti nel deserto del reale”, del filosofo Slavoj Zizek, è stato uno dei testi del mio periodo universitario. Quest’affermazione mi suona oggi più che mai vera. Nel suo saggio, Zizek sostiene in modo convincente che il crollo delle torri gemelle di New York non segni tanto il prepotente ingresso della “vera realtà” nella nostra quotidianità forgiata ormai dall’immaginazione mediatica, quanto invece la realizzazione di una fantasia distruttiva originata e costantemente alimentata da cinematografia e letteratura catastrofista (prettamente di matrice americana). Aggiungiamoci, oggi, i media mainstream.
“Benvenuto nel deserto del reale” è anche una frase tratta dal film Matrix: è il modo in cui Morpheus accoglie Neo nel vero mondo in un paesaggio di macerie in rovina. Ed è una frase alla quale penso spesso ultimamente. È come se vedessi sempre più un profondo distacco tra il vero mondo che ci circonda e quello che ci viene raccontato quotidianamente in tv e sui social. Non è vero ciò che è vero, è vero ciò che viene detto essere vero. Eppure, se si parla con le persone che vivono attorno a noi e si osserva con attenzione la realtà che ci circonda, è possibile capire cosa effettivamente accada nel mondo (una porzione limitata, ma pur sempre mondo) senza dover attendere che te lo venga a dire qualcuno. Mi spiego. Per provare a capire i catastrofici effetti economici e sociali di lockdown e restrizioni, ad esempio, perché non parlare con il negoziante o il ristoratore sotto casa?
Osservare è altrettanto importante. Io per esempio vivo vicino a un grande ospedale nel centro di Vancouver e in 2 anni non ho mai visto una fila di ambulanze che potesse farmi pensare di vivere realmente una pandemia. Se c’è davvero una pandemia che mette al collasso gli ospedali, dov’è la fila di ambulanze derivante da un eccesso di pazienti in fin di vita? Perché non sono mai stato svegliato nel cuore della notte dalle sirene di un’ambulanza? E perché non ho mai visto ambulanze che scorrazzano per la città a soccorrere i pazienti? Le vedi solo in tv. Nella vera realtà non c’è mai stata alcuna emergenza sanitaria. Lo dico, e lo ripeto senza timore alcuno. Per quello che ho visto con i miei occhi, abitando vicino ad un ospedale, non ho visto alcuna differenza con il “mondo prima del Covid” (qui una mia considerazione sugli ospedali al collasso in tempo di pandemia).
Un mondo che di questa “emergenza” sanitaria sembra non volere più fare a meno. È di qualche settimana fa, ad esempio, la notizia che il Regno Unito è il primo Paese ad approvare un nuovo vaccino contemporaneamente utile contro la variante Omicron e quella originale. Si è completamente perso il senso della realtà… Non fosse altro che siamo a settembre 2022 e si parla ancora di variante Omicron e di quella originale dopo aver enucleato nel corso dell’ultimo anno varianti e sotto varianti.
E per quanto non abbia mai visto scene reali da pandemia letale, di contro ho visto crescere il numero dei suicidi, di persone affette da depressione, alcolismo, problemi psicologici in generale. Sono aumentate le violenze domestiche, si è causato un profondo ritardo cognitivo nei bambini, sono state gettate nella povertà intere categorie professionali (e lascio da parte la più recente crisi energetica). Però tutto ciò alla maggior parte delle persone nell’Occidente progressista va bene. Va bene perché ci siamo dovuti “difendere” da un virus. Capite che questa, messa così, è una società profondamente malata? Una società che sta davvero vivendo un medioevo culturale? Una società dove il reale è sempre più deserto?
La materializzazione del peggiore dei nostri incubi, per Zizek, è psicologicamente molto più difficile da elaborare di qualunque “ritorno alla realtà”. “E proprio perché la fantasia è diventata realtà, e perché tale realtà ci risulta insopportabile, ci siamo inventati una sua forza mediatica, continuando a guardarne la riproduzione televisiva, quasi a convincerci che non si trattava altro che di un ennesimo film”.
