Scie chimiche, altro che teoria: ecco l’ennesima prova che si tratta di una realtà

Una delle teorie complottiste che si dovrebbe definitivamente sdoganare e accettare come realtà è quella delle cosiddette “scie chimiche”. Ad essere più corretti, la possibilità di modificare il meteo. La scia chimica è solo un fattore visibile, qualcosa che distoglie l’attenzione dalla vera teoria da accettare come realtà, ovverosia la capacità dell’uomo di poter modificare il clima a proprio piacimento. Una pratica attuale.

Lo dimostra questa recente notizia che giunge dall’Asia circa l’accordo triennale tra Thailandia e Indonesia su, per l’appunto, interventi volti a modificare il clima. Una semplice notizia recente. Gli appassionati dell’argomento sanno già da tempo come questa non sia affatto una “teoria del complotto”. Lo stesso direttore della CIA, nel 2016, ammise candidamente che diverse nazioni, Stati Uniti inclusi, possiedono la capacità di utilizzare la modificazione del clima, detta anche geoingegneria. La scusa per il grande pubblico è semplice: va fatto per combattere il cambiamento climatico. Ma vien da chiedersi, legittimamente e coscienziosamente, non è che il cambiamento climatico sia spinto e accelerato proprio da questi interventi di modifica al clima? Del resto, la modifica intenzionale del clima si delinea come oggetto di ricerca scientifica e tecnologica nel XIX secolo. Ne è passato di tempo…

Oggi, XXI secolo, sappiamo con certezza dell’esistenza del cosiddetto cloud seeding, l’insieme delle tecniche per cambiare la quantità e il tipo di precipitazioni attraverso la dispersione nell’atmosfera di sostanze chimiche (da qui le scie…) che agiscono sulla formazione delle nuvole. Gli Stati Uniti giocano con questa tecnica già dal 1953, anno della costituzione da parte del Congresso di un Comitato consultivo per il controllo del tempo e del clima. Non è da meno la Russia, con Stalin che nel 1948 annunciava il “Grande Piano per la trasformazione della natura” indicando il controllo del clima come obiettivo prioritario. Queste iniziative condotte dalle due superpotenze dell’epoca e, soprattutto, l’impiego di cloud seeding da parte degli Usa durante la guerra in Vietnam tra il 1967 e il 1972 (fatto accertato e riconosciuto), hanno indotto le Nazioni Unite a mettere a punto, nel 1976, un’apposita Convenzione per proibire progetti concernenti l’uso di tecniche per la modificazione dell’ambiente a scopo militare o per finalità belliche (la Convenzione ENSOD).

Scopo militare o finalità belliche. E vien da chiedersi, legittimamente e coscienziosamente, modifiche al clima secondo altre motivazioni sono dunque lecite? Thailandia e Indonesia, entrambi membri delle Nazioni Unite, si sono accordate per modificare il clima.

Per approfondire l’argomento, sulle ricerche e gli esperimenti di cloud seeding si veda James R. Fleming, “Fixing the weather and climate: military and civilian schemes for cloud seeding and climate engineering” in Lisa Rosner (a cura di) “The technological fix: how people use technology to create and solve problems” (pagg. 175-200) del 2004. La Convenzione ENSOD sulla proibizione dell’uso militare o di qualsiasi altro uso ostile delle “tecniche di modifica ambientale”, che “si riferisce a qualsiasi tecnica per modificare – attraverso la manipolazione deliberata dei processi naturali – la dinamica, la composizione o la struttura della Terra, incluso il suo biota, la litosfera, l’idrosfera, l’atmosfera o lo spazio esterno”, può essere consultata a questo link.

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